VUT 2019

Valmalenco UltraDistance Trail

“LA VUT NON LA SI PUÒ SPIEGARE E CAPIRE A PAROLE, PER COGLIERNE TUTTO IL SUO SIGNIFICATO VA VISSUTA E SOFFERTA”

di Stefano Riccardi

Sono le 23:00 di Venerdì e mi ritrovo in mezzo ad altri 176 runners. Dopo un veloce ma doveroso check degli zaini per poter dimostrare agli organizzatori di aver con sé tutto il materiale obbligatorio, ricevo il GPS con il quale staff e tifosi da casa possono seguirmi passo passo lungo il percorso ed entro in griglia di partenza. Mi piace osservare gli altri concorrenti in ogni gara ed immaginarmi le storie di ognuno, in base al loro aspetto, a come sono vestiti o semplicemente a come si comportano in quei pochi minuti prima del via. Penso sempre di esser fuori luogo accanto a tutti gli altri concorrenti e la conferma in parte arriva quando vengono annunciati dallo speaker i top runner che si sfideranno per le prossime ore per la conquista di questa terza edizione. Tra loro spicca in nome di Franco Collè, già vincitore della prima edizione, nonché vincitore per due edizioni del mitico Tor de Geants, che per chi non lo sa si tratta di una corsa di 330km con 24000m di dislivello tra le più imponenti montagne della Val D’Aosta. Un doveroso appunto va segnato per la partecipazione di Mario Panzeri, mitico alpinista che al suo attivo può vantare tutti i 14 8000m del mondo senza l’ausilio di ossigeno.

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Per la serie “a volte ritornano”

di Stefano Riccardi

Domeniche come queste non capitavano da molto, anzi troppo tempo.

Penso di poter affermare addirittura da un anno esatto, giorno più giorno meno, e credo di non sbagliare nel ricordarmi che anche in quell’occasione si trattava proprio dell’annuale gara sociale organizzata dal Gruppo Marciatori Desio, se non erro a Pavia.

Quest’anno la verde onda festosa dei Marciatori Desio è arrivata a Crema per partecipare alla 12^ edizione della Maratonina Città di Crema.

E udite udite, tra loro c’è anche il sottoscritto. Ebbene sì, son tornato a disputare una gara podistica ufficiale.

Ordunque

Per molti mesi infatti ho dovuto lottare con un fastidiosissimo strappo al polpaccio che non mi ha dato tregua.

La ripresa è stata lunga e straziante. Come molti sanno, con problemi di tipo muscolare e lunghi periodi di fermo, la ricaduta è dietro l’angolo, e quindi al momento di riprendere a correre è bene andar cauti e variare distanza e passo per gradi. Sono giornate difficili nelle quali anche un’uscita di 20 minuti prende le sembianze del trail più lungo e duro al mondo.

Dopo anni di corse pensi di poter riprendere da dove avevi interrotto, cosa da evitare assolutamente, e invece ecco riapparire quei dolori e quegli affaticamenti da neofita del settore che pensavi di aver scordato, o di non poter più rivivere data la fatica fatta per arrivare a quegli obbiettivi.

Solo che questa volta ogni sensazione strana che lancia il tuo corpo durante la corsa, si trasforma in un campanello d’allarme improvviso. Vivi ogni singolo pizzicore come l’infortunio più grave del mondo. Devi esser bravo a non abbatterti e pensare positivamente, e con intelligenza capire che quel giorno puoi fermarti e riprovare il giorno successivo.

Così, armato di tanta pazienza e una buona dose di tenacia, ho ricominciato ad uscire con più costanza; un km in più ogni volta; un lieve e graduale aumento del ritmo giorno dopo giorno; fino ad arrivare al decimo km di corsa quasi incredulo. So bene che non è nulla di eccitante, ma posso assicurare che per chi riparte da zero è un traguardo magnifico da raggiungere. Ti rivedi nuovamente come un runner e la fiducia in te stesso, che per le prime settimane di ripresa pensi sia svanita per sempre, cresce sempre più. Sai bene che dall’undicesimo in poi saranno nuovi dolori, maggiori fatiche e grossi affanni, ma sai anche che saranno proprio quelli a renderti felice e in pace con te stesso.

Tralasciando, oserei dire anche molto volentieri, il discorso infortunio, in poco tempo ho recuperato una condizione accettabile che mi permettesse di “preparare” l’appuntamento fisso con il Gruppo.

È di nuovo il momento di tornare a respirare aria di gara. Penso sia inutile sottolineare che non sta scrivendo un runner ambizioso di vittorie e premi, ma non vi è clima migliore per un corridore come nel giorno della gara. Non parlo di clima meteorologico, anche se devo ammettere che quello di oggi è perfetto per correre freschi e lucidi per “puntare al tempo”, bensì scrivo di quell’aria che si respira già dal giorno prima; ovvero quando la sera sai che non puoi sgarrare né per cena, né come orario per andare in branda; quella sensazione che ti apre gli occhi ancor prima della sveglia sul comodino. Come mi mancava poi quel momento con me stesso, seppur attorniato da amici e runners da ogni dove, in cui con la massima cura e attenzione applico il pettorale sulla mia maglia. Come mi mancavano anche gli attimi prima del via, in cui appiccicati come sardine i vari runners attendo ansiosi lo sparo dello starter.

Oggi arrivo a Crema con queste sensazioni accavallate l’un con l’altra e, seppur senza alcun tipo di pretesa o ambizione in termini di tempi cronometrici, vi giungo ugualmente in agitazione per ciò che mi aspetta.

Sensazioni che ritornano e non ci mettono poco a rifiondarmi in quel vortice di emozioni che da tempo non provavo.

Pettorale appiccicato alla maglia, scarpe ben allacciare e Garmin pronto a ricevere il segnale GPS, e guadagno in silenzio la zona di partenza. Ok, come citato poco fa quell’orologio oggi servirà solamente a segnare la traccia e nulla più, e non sto nemmeno qui a preoccuparmi di guadagnare più metri possibili verso la linea di partenza per non trovarmi nel traffico del via, ma varcare il “cancello” che porta i runners nella zona a noi dedicata per la partenza mi destabilizza non poco. Ricordo bene quanto “dura” una mezza e so che presto arriverò al punto in cui la fatica proverà a fermarmi, a maggior ragione se nelle ultime settimane non ci si è dedicati proprio al meglio per questo appuntamento, ma oggi vada come vada sarà un successo e una gioia enorme.

Andando a memoria e ipotizzando un’andatura media che possa far al caso mio, cerco da subito i palloncini dei Pacers dell’1:55. Sono poco dietro di me. Mi impongo così l’obbiettivo di voler chiudere sotto le 2 ore, ma giusto per darmi uno stimolo ulteriore poco prima del via.

Si parte. Di nuovo. Ancora una volta in gara, più con me stesso che con altre persone, come in realtà lo è sempre stato per me.

Credo di aver considerato l’idea di starmene tranquillo “in fondo” al gruppo per pochi secondi, ovvero quanto è bastato per ricordarmi di quanto mi dia fastidio ritrovarmi in mezzo alla ressa dei primi 2 o 3 km. Mi porto sulla destra e inevitabilmente guadagno velocità, oltre che posizioni. Saggiamente una volta uscito dal “traffico” iniziale cerco di riportare le mie gambe a giri ben più congeniali alla mia condizione attuale. Peccato solo esser a pochi metri dai Pacers dell’1:45 che golosamente mi attirano a seguirli. So bene di non poter tenere quel passo per tutti quei km, ma l’entusiasmo e le persone accanto a me mi portano addirittura ad aumentare e staccare quei palloncini. Sto bene e mi sto divertendo nonostante ci sia anche una leggera pioggerella. Il percorso mi piace e il tempo scorre veloce.

Arrivo al ristoro del decimo km e simpaticamente mi accorgo di non ricordare più come si beve senza interrompere la corsa; risultato, mi butto acqua in faccia e in gola che per un momento mi costringe a fermarmi un secondo causa annegamento improvviso. Passato il momento tragicomico riprendo la corsa, ma ecco puntuale dopo circa 3km ciò che ero pronto ad affrontare, ovvero il momento di crisi che inevitabilmente sarebbe arrivato. Peccato perché a una 50ina di metri dinnanzi a me ci sono altri palloncini, quelli dell’1:40, ma dopo tanto tempo e onestamente all’andatura che ho tenuto fin qui, mi meraviglio che questo momento non sia arrivato prima.

Pronto a quest’eventualità, che in un’altra gara più “sentita” mi avrebbe scoraggiato a morte, rallento di molto e mi dedico ad un recupero di energie utili per giungere al traguardo. Inevitabilmente mi superano molte persone e attorno al 16mo km mi accorgo di aver rallentato a tal punto da esser ripreso dai Pacers superati in precedenza. Non manca molto e così provo ad accodarmi a loro come fatto in precedenza.

Sono chiassosi e simpatici. Sanno che in questo modo si alza il morale di coloro che li stanno seguendo da parecchi km e che mai come ora, tra fatica e sofferenza, potrebbero avere la tentazione di mollare. Dispensano buoni consigli come accorciare il passo e smollare la tensione fisica semplicemente “sciogliendo” un po’ le braccia e questo mi permette di riguadagnare un ritmo che avevo abbandonato ed anzi, a tornare nuovamente e inspiegabilmente a quello che mi aveva permesso di staccarli al quinto km.

Raggiungo

il centro città abbastanza provato ma so che oramai la fine è prossima. Solo la presenza dei mitici Marciatori lungo le transenne a poche decine di metri dal traguardo mi dà la forza di non mollare e con enorme gioia e sorpresa chiudo la mia mezza maratona in 1:43! Impensabile solo qualche mese fa!

Inutile tentare di raccontare ciò che provo! Credo poter tranquillamente affermare che si tratta della stessa gioia provata per tutte le altre corse, ma moltiplicata per due. E’ stato come una seconda prima volta; è stato come raggiungere un nuovo punto di partenza e non un traguardo! Sono tornato a correre in una gara. SONO TORNATO A CORRERE!


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